Passo della Calla: scacco matto


Una scacchiera. 32 pezzi.16 pedine a testa. Due contendenti: il motociclista e il passo della Calla. Due avversari che si sfidano in una partita a scacchi che ha dello straordinario per i valori e lo spessore dei due antagonisti: da una parte il biker, stratega, calcolatore, perspicace lettore di possibili traiettorie con le quali affrontare le curve più impegnative. Dall’altra il passo della Calla, impulsiva, dinamica, astutamente misteriosa nel saper nascondere le sue forme con le quali avviluppare come una medusa i propri sfidanti.

Una platea, quella del Parco Nazionale delle foreste casentinesi, degna spettatrice di un incontro epico che si rinnova tutte le volte che da Stia, piccolo paesino a nord della provincia di Arezzo, il motociclista decide di mettersi alla volta di Santa Sofia, accogliente comune nella provincia di Forlì-Cesena.

Prima parte: studiare l’avversario

La prima parte della partita è interlocutoria: nel tratto iniziale il motociclista inizia a prendere confidenza col percorso avanzando in maniera guardinga i pedoni di una casella e aspettando pazientemente di studiare la mossa dell’avversario.

La Calla rompe gli indugi e sposta di due caselle i propri pedoni, obbligando il motociclista a rapidi cambi di direzione nei quali cercare di mantenere un’andatura sostenuta per non perdere il ritmo dettato dall’andamento sinuoso del tracciato.

Il movimento del corpo per assecondare la discesa in piega della moto e la spinta sui manubri nella direzione interna della curva facilitano l’oscillazione del mezzo in queste serpentine divertenti ma impegnative in cui le gomme arrivano subito a temperatura su tutta la carcassa.

Si entra nel vivo

Adesso la partita entra nel vivo dell’azione: la Calla muove le torri, opponendo al motociclista due rettilinei che non prendono di sorpresa l’avversario. Il biker contrattacca, i giri del motore salgono, la cambiata è precisa, puntuale, gli ingranaggi si muovono all’unisono e la forza motrice trasmessa alla ruota muove i cavalli di tre caselle, mettendo sotto scacco le torri della Calla. Lo sfidante arretra, e il rettilineo è ormai esaurito per dare spazio a curvoni ampi e molto veloci: l’alfiere della Calla si muove lesto in diagonale, il raggio della svolta è regolare, intuitivo e la curva è spontanea, sincera, confidente. Il motociclista si accorge della distrazione dell’avversario e ne approfitta: la torre avanza nel curvone ampio a sinistra, il polso che sussurra alla manopola del gas, le valvole del motore che fischiettano nella camera di combustione per mantenere delicatamente un’erogazione dolce e uscire dalla curva a velocità progressiva per fare un’imboscata all’alfiere. Un pezzo è conquistato ma la partita è ancora lunga e la sfida ha in serbo per entrambi i contendenti molte sorprese.  

Non c’è tempo di esultare per il danno inflitto all’avversario che subito la Calla si dimostra un rivale degno di rispetto. Dalle retrofila il cavallo della Calla, con una curva ad angolo retto, vendica il compagno di casella appena caduto, costringendo il motociclista a cavare una marcia per la perdita della torre, diminuendo la velocità tramite il freno motore e chiudendo il gas, in modo da rallentare quanto basta per far fronte a una curva a destra insidiosa.

In questa fase centrale della partita le mosse dei due contendenti sono serrate e senza esclusione di colpi: la Calla vuole fiaccare le forze del motociclista, mettendo in sequenza rapidi attacchi con curve ravvicinate che si succedono una dopo l’altra. Destra stretta, sinistra ampia, destra a chiudere, i pedoni cadono uno dopo l’altro su entrambi i fronti, il tracciato è dinamico, faticoso, il motociclista attacca e difende. Ci si aiuta col cambio, il cavallo sventa agguati disegnando serpentine in cui il motociclista dondola sulle pedane e ondeggia all’unisono con la manopola del gas che detta il ritmo dell’oscillazione.

La Calla affonda con la torre, costringendo il motociclista ad aggrapparsi ai freni in fondo a ingannevoli rettilinei dal finale thriller. L’alfiere del biker percorre un tornante a destra infinito, in cui la moto sta in piega il tempo sufficiente per fare un frullato di adrenalina e palpitazioni: il cuore pulsa emozioni, i polmoni respirano paura ed eccitazione, in quella piega sembra di afferrare il tempo, di possederlo, le lancette si fermano e in quegli istanti si ha la percezione di poter controllare col gas in mano lo scorrere degli eventi. L’incantesimo finisce quando lo strusciare della saponetta ci ridesta dalle nostre mire profane e ci riporta alla realtà, con l’asfalto che ci dà il cinque sul ginocchio mentre la moto conclude la piega e ci riporta a una maggiore distanza di sicurezza.

Ultimo assalto

Ci guardiamo attorno: gli alberi della foresta ci sorvegliano e ci proteggono, la foresta è amica e il bosco ci svela l’andamento delle curve, che per la maggior parte della volte hanno una visuale sgombra e leggibile. La scacchiera ormai è un campo di battaglia dove resistono pochi superstiti: la Calla prova l’ultimo assalto con la regina, mettendo fra sé e il motociclista curve a rientrare in cui far lavorare la ciclistica della moto.

Il motociclista è ancora vigile e in una strenua difesa gioca la carta dell’arrocco: il re si sposta verso la torre di due caselle come il pilota si distende verso le forcelle, cercando di trovare più grip all’anteriore per equilibrare l’assetto della moto in piega. Tutto questo per avere quella percezione di attrito che la sensibilità della mani sul manubrio intercettano come radar e comunicano alla torre di controllo del cervello. La torre adesso è viso a viso con la regina, che in un impeto irrazionale affonda il colpo sulla torre, senza calcolare poi di esser sconfitta e conquistata dal re.

Adesso la Calla è senza il proprio pezzo più pregiato, non ha più armi, il motociclista ha sorpassato pure le insidie di alcune curve in cui l’asfalto è riassumibile col ritornello “Bene, ma non benissimo”. Quarta marcia, quinta marcia, ultimo rettilineo, torre e regina si muovono senza indugi alla volta del re della Calla, che in fondo alla scacchiera, sulla vetta del passo, rende onore alle armi capitolando con valore: scacco matto!


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